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Come le imprese affrontano la crisi

Nell’articolo l’usura al tempo del Covid: così le mafie stanno soocando l’economia, pubblicato sul Corriere della Sera, l’autore Roberto Saviano afferma che Non c’è più tempo: il denaro mafioso sta erodendo il tessuto economico sano del paese.

La crisi generata dalla pandemia sta sgretolando, la struttura portante dell’economia italiana Proprio le imprese, soprattutto le medio-piccole, stanno morendo asfissiate da mancanza di liquidità e stasi del mercato. Necessario vigilare i soccorritori, perché non si tratta di cure salvifiche, ma della longa manus delle organizzazioni criminali, il cui unico interesse è arricchire se stesse e far morire d’asfissia tutto il resto.
Ma oggi il pericolo non sta nel pretendere soldi; l’estorsione ha un volto diverso e si manifesta mettendo a disposizione capitali. Ci si trova in una dinamica di usura senza saperlo perché non è l’imprenditore a cercare il contatto che gli presterà soldi ma, al contrario, viene cercato, e non dal cravattaro violento che applica il 300% di interesse mensile. Si presenta, invece, un imprenditore o una società a proporre alleanze economiche, strategie di evasione fiscale sicura o di ottimizzazione dei costi.


E cosa chiede in cambio? Di partecipare all’impresa subito, o soldi una volta finita la pandemia.

Il contatto usuraio viene presentato spesso da altri imprenditori già caduti nella rete e che, portando nuovi «clienti», si illudono di poter spuntare un trattamento di favore. Da consulenti legali o fiscali ma anche, come denunciato dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, il procuratore aggiunto Alessandra Dolci, “ da dipendenti infedeli delle banche”. Il Covid ha esasperato l’usura, l’ha resa più aggressiva perché trova una platea più disponibile: negozi che chiudono, imprese che falliscono. Quello che sta succedendo è che imprenditori che avevano un ottimo ranking nei confronti delle banche, una storia familiare e industriale solida, che non avevano avuto problemi di liquidità, si sono trovati con la crisi Covid in dinamiche assolutamente sconosciute».

La Banca d’Italia, in una nota pubblicata lo scorso novembre, ha individuato in 142mila il numero di imprese italiane in fabbisogno di liquidità (di queste, 110mila imprese sarebbero comunque state a rischio liquidità anche senza la pandemia, a conferma del fatto che le pandemie radicalizzano le situazioni preesistenti, non le creano da zero), che ammonterebbe a 48 miliardi di euro in totale. I quattro decreti emanati dal Governo (Cura Italia, Liquidità, Rilancio e Agosto) hanno permesso di ridurre da 142mila a circa 100mila le aziende in fabbisogno, e da 48 miliardi a 33 miliardi il fabbisogno complessivo. Nella nota della Banca d’Italia si legge: «Il calo della redditività e l’aumento dell’indebitamento derivanti dall’impatto della pandemia sull’attività economica si riflettono in un peggioramento del merito creditizio delle imprese».

Gli impatti del COVID-19 sul settore Financial Services

PWC già diversi mesi fa, metteva in evidenza i principali rischi derivanti dall’emergenza epidemiologica del COVID-19, dal dossier gli impatti del COVID-1 9 sul settore Financial Service suggeriva l’attenta riflessione, da parte del top management, sull’idoneità dei Modelli 231/01 e del sistema di controllo interno a presidiare efficacemente i rischi diretti e indiretti determinati o amplificati da tale contesto straordinario. Secondo quanto riportato da PWC i Rischi diretti consistono nel rischio diretto di contagio da COVID-19 ha generato impatti innegabili in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Gli intermediari si sono trovati a dover affrontare e gestire rischi imprevisti e non direttamente ricollegabili alla propria attività, ma dai quali potrebbe scaturire la responsabilità amministrativa ex D.Lgs 231/01 per violazione di norme sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ex DLGS 81/2008 (art. 27-septies del D.lgs. 231/2001).

Per quanto riguarda i Rischi indiretti, si rilevano ulteriori rischi indiretti conseguenti alla diffusione dell’emergenza COVID-19 e che potrebbero rappresentare un’occasione ulteriore per la commissione di alcune fattispecie di reato già incluse nel catalogo dei reati 231.

  • L’accresciuta esigenza di liquidità da parte di privati e/o imprese può determinare una maggiore esposizione degli operatori del settore finanziario ai rischi di ricettazione, riciclaggio e di infiltrazioni criminali oppure alla potenziale commissione dei reati tributari (art. 25-quinquiesdecies D.lgs. 231/2001).
  • La necessità delle imprese di recuperare i mancati profitti, è legata al potenziale rischio di condotte corruttive tra privati.
  • La situazione di emergenza ha determinato un più intenso rapporto con gli Enti Pubblici (ad es. per accedere ad ammortizzatori sociali ovvero o per le dichiarazioni/certificazioni per la prosecuzione dell’attività), con una maggiore esposizione al rischio di commissione dei reati contro la Pubblica Amministrazione.
  • L’epidemia, inoltre, ha mutato le modalità operative di gestione del lavoro rendendo fondamentale un’accorta gestione della sicurezza dei sistemi informatici, dei dispositivi e delle connessioni di rete in uso ai singoli utenti.


Esigenza di liquidità/ricorso all’indebitamento

Il rischio al quale l’intermediario è più esposto, è quello di Credito. L’emergenza sanitaria ha impatti sul merito creditizio delle controparti del Sistema Bancario: le aziende sperimentano cali dell’attività produttiva con impatti sulla cassa a servizio del debito e i privati soffrono eventi di perdita del lavoro, con riflessi sul reddito e sulla capacità di far fronte agli obblighi contrattuali nei confronti della banca/intermediario.

Smart Working

Lo svolgimento del lavoro da remoto, nell’ambito dell’attuale periodo di emergenza, ha evidenziato un aumento delle minacce cyber, dei rischi connessi alla gestione della riservatezza di dati/informazioni, nonché una serie di problematiche di tipo tecnico riguardanti, ad esempio il malfunzionamento degli strumenti oppure l’assenza di connessione, esponendo l’intermediario ad un possibile rischio operativo e rischio reputazionale. Inoltre, l’implementazione da parte delle Società del lavoro agile potrebbe esporre quest’ultima a violazioni del diritto d’autore (si pensi all’installazione di software contraffatti).


Ricettazione e riciclaggio

L’emergenza sanitaria e la scarsa disponibilità di dispositivi di protezione individuali aumenta il business, anche irregolare, di tale settore merceologico. L’intermediario potrebbe essere esposto al rischio di ricettazione e riciclaggio, nonché ad un rischio reputazionale, qualora finanziasse organizzazioni criminali infiltrate nella commercializzazione di tali prodotti, non adempiendo correttamente agli obblighi di adeguata verifica sia in sede di concessione del finanziamento sia nella fase di monitoraggio dello stesso.


Informazione societaria

Secondo quanto previsto dai Principi Contabili Internazionali (IAS), il bilancio di esercizio dovrà contenere, in nota integrativa, gli effetti dell’emergenza sanitaria. Si tratta di eventi intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio contabile che devono, comunque, essere presenti nell’informativa di bilancio, al fine di non incorrere in rischi di non conformità e reputazionali.


fonte: pwc.com/it