Un nuovo Codice contro le fake news
Nuove linee guida da Bruxelles che rafforzano il Codice di buone pratiche sulla disinformazione, già sottoscritto da 34 organizzazioni, tra cui big tech e diversi esponenti della società civile.
Si tratta della versione aggiornata di un documento pubblicato per la prima volta nel 2018 dalla Commissione Europea: al suo interno si definiscono gli impegni che le aziende tecnologiche si assumono per combattere la diffusione di fake news e propaganda sulle piattaforme da loro gestite.
Cosa contiene il Codice
Il documento contiene 44 diversi impegni: le Tech Company promettono, tra le altre cose, di demonetizzare i siti di notizie false, eliminando così le loro entrate pubblicitarie; ridurre il numero di bot e account falsi usati per diffondere disinformazione; fornire agli utenti migliori strumenti per riconoscere e segnalare la disinformazione; lavorare a stretto contatto con fact-checker indipendenti; e garantire ai ricercatori un accesso più ampio ai dati in possesso delle piattaforme.
Una novità importante in termini di trasparenza è il fatto che le aziende saranno costrette a fornire dati disaggregati Paese per Paese, invece di fornire soltanto dati a livello globale o europeo come fanno al momento.
Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea
“Per rispondere in modo efficace alla disinformazione, sono necessari dati specifici per paese e lingua. Sappiamo che la disinformazione è diversa in ogni Paese e le grandi piattaforme ora dovranno fornire dati significativi che consentirebbero di comprendere meglio la situazione a livello nazionale”;
“Ora possiamo contare su impegni molto profondi per ridurre l’impatto della disinformazione online e su strumenti assai più solidi per misurarne le modalità di attuazione in tutta l’Unione Europea, in tutti i suoi paesi e in tutte le sue lingue”.
Digital Services Act
Se il codice del 2018 era privo di strumenti per assicurarsi che le promesse venissero mantenute, questa volta la Commissione ha assicurato che il nuovo regolamento verrà fatto applicare attraverso il Digital Services Act , il progetto di legge in dirittura d’arrivo che dovrebbe regolamentare contenuti illegali, pubblicità e disinformazione sulle varie piattaforme.
“Per essere credibile, il nuovo codice di condotta sarà sostenuto dalla Dsa, anche con pesanti sanzioni dissuasive. Le piattaforme molto grandi che violano ripetutamente il Codice e non attuano misure di mitigazione del rischio rischiano multe fino al 6% del loro fatturato globale“, ha affermato in un comunicato il commissario Ue per il mercato interno, Thierry Breton.
Considerato quanto è difficile, anche con le migliori delle intenzioni, individuare e rimuovere la massa di informazioni false che ogni giorno vengono pubblicate online è impossibile prevedere se queste buone pratiche saranno sufficienti a rendere le piattaforme uno spazio più sicuro, affidabile e trasparente.
Fonte articolo WIRED.IT