Luci e ombre sul sistema italiano delle infrastrutture
Secondo il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli andrebbe sospeso per il tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan. Giuseppe Busia – il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) – invece non condivide un simile approccio perché comporta un rischio: quello di ”bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi”.
Il codice degli appalti suscita reazioni contrapposte e riguarda un tema complesso, come la realizzazione delle infrastrutture nel nostro Paese. I 220 articoli del testo – entrato in vigore nel 2016 – infatti chiamano in causa una molteplicità di aspetti.
A favore
Secondo Di Giuda occorre “far sedere i diversi soggetti coinvolti a uno stesso tavolo” e portare avanti un processo “circolare, non lineare”, perché nel settore delle costruzioni e in particolare nella gestione delle opere pubbliche il tema delle “asimmetrie informative, e quindi, degli atteggiamenti opportunistici è la prassi così come evidenziato dal continuo ricorso a varianti e contenzioso”.
Il professore non crede affatto che il codice degli appalti vada sospeso.
Va riscritto
“Il codice ha paralizzato i contratti pubblici. Va riscritto limitandosi al recepimento dei regolamenti comunitari senza prevedere tutti quegli adempimenti che sono stati inseriti. Non deve occuparsi di profili come la lotta alla corruzione perché non rientra tra le competenze dell’autorità amministrativa ma del giudice penale”, sostiene Federico Tedeschini, avvocato amministrativista.
A suo parere è stato “un errore madornale” prevedere “altri compiti” per il codice degli appalti.
“Voler lavorare sempre e comunque in prevenzione di ulteriori anomalie” è un errore che “porta a non ricercare l’offerta economicamente più vantaggiosa. Inoltre non è stata una buona idea unificare l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici all’Anac”.
Per Tedeschini quindi si è deciso di
“seguire una strada che – dal punto dei di vista dei risultati – ha portato alla paralisi dell’attività negoziale della pubblica amministrazione. Se fossimo rimasti con il vecchio codice di 10 anni fa forse avremmo una situazione migliore. Bisogna riscrivere un testo unico che tenga conto delle esperienze negative e guardare ai regolamenti europei in materia di acquisizione di beni, forniture e servizi. Oltre a ciò va munita l’amministrazione di un apparato che si occupi dei contratti pubblici in maniera esclusiva: colui che deve combattere la corruzione non può essere il regolatore degli appalti”.
Corsie preferenziali
“Il problema di fondo sta nella convinzione implicita che una materia multidimensionale come quella dei contratti possa essere bonificata dalla riscrittura delle regole. C’è un problema di habitat dentro il quale le regole vengono applicate. L’impressione è che si guardi in maniera ostinata alle prescrizioni e alle norme”, spiega Maurizio Cafagno, professore ordinario di Diritto Amministrativo all’Università dell’Insubria.
Il testo del codice degli appalti ha consentito “dei passi in avanti e certamente ha semplificato l’impianto normativo. Ha tentato una traduzione delle norme europee un po’ più snella e meno ridondante”.
Tuttavia in questi anni ci sono stati una serie di problemi.
“Avrebbe dovuto essere flessibile – e di supporto – per un’amministrazione pubblica più libera e meno ingabbiata, che voleva utilizzare linee guida non vincolanti. Alla fine il codice si è trasformato agli occhi del funzionario pubblico in un una sorta di regolatore a tutto campo”, spiega Cafagno.
In merito agli effetti del codice degli appalti sulla realizzazione del Recovery Plan il professore suggerisce che
“per alcuni progetti sarebbe opportuno immaginare una corsia preferenziale di accelerazioni e semplificazioni. Servono modalità che siano pensate per consentire l’attuazione tempestiva dei progetti, pena la perdita dei finanziamenti europei. In parallelo a questa operazione – che andrebbe condotta in maniera chirurgica – va portata avanti un’azione di revisione pacata e meditata anche dello stesso codice, perché certamente alcune cose sono state fatte in fretta dal legislatore”.